C’è qualcosa di magico e insieme malinconico nelle leggende, qualcosa che ci spinge a fermarci, ascoltare e immaginare. La Bretagna, con le sue scogliere selvagge e il mare che sembra narrare antichi racconti, è un luogo dove queste storie non solo nascono, ma vivono, sospese tra la realtà e il mito. Tra tutte, una delle più affascinanti è quella della Città di Ys, la cui storia sembra essersi sviluppata tra la fine del XV secolo e il XVII secolo.
Si dice che nelle notti più calme, i pescatori della baia di Douarnenez, nel Finistère, in Francia, possano vedere le rovine della città sommersa sotto le acque. Non è solo immaginazione: alcuni giurano di sentire i lamenti di anime perdute, come un monito antico, un canto struggente che il mare custodisce.
Ys era la perla del regno bretone di Cornovaglia, governato dal re Grallon, un sovrano saggio e giusto, amato dal suo popolo. Ma il vero cuore pulsante di questa storia è Dahut, la figlia del re. Una fanciulla di straordinaria bellezza, ma con un’anima inquieta, attratta dai piaceri mondani e dalla magia. Dahut non era una principessa come le altre: si diceva che praticasse l’arte della stregoneria e che conducesse una vita dissoluta, divisa tra feste e incantesimi.
La città di Ys, costruita sotto il livello del mare, era protetta da un complesso sistema di dighe, un’opera di ingegneria straordinaria per l’epoca. Le chiavi che controllavano queste dighe erano custodite da Dahut, che le teneva gelosamente appese al suo collo. Ys era un luogo di meraviglie, ma anche di pericoli nascosti, come se la sua stessa esistenza sfidasse le leggi della natura.
Un giorno, il re Grallon, durante una battuta di caccia nei boschi, si imbatté in un eremita di nome Corentin, un uomo di fede e saggezza straordinarie. Colpito dalla santità dell’eremita, Grallon lo invitò a trasferirsi nella capitale del suo regno, Quimper, per diventare guida spirituale del popolo.
Nel frattempo, a Ys, Dahut continuava a vivere secondo i suoi desideri, ignorando i moniti di Corentin, che aveva intuito i pericoli che circondavano la principessa e la città stessa. La sua bellezza e la sua magia, infatti, non passavano inosservate. Un giorno, un misterioso straniero giunse a Ys. Era un uomo affascinante, abile nelle arti oscure, e Dahut ne fu subito attratta. Ma quell’uomo non era altro che il Demonio, giunto per portare rovina.
Furono poche le mosse necessarie: durante una notte di danza sfrenata, lo straniero riuscì a sottrarre a Dahut le chiavi delle dighe. Quando queste furono aperte, l’oceano, trattenuto per anni, si riversò con furia su Ys. Fu la fine.
Corentin, che aveva previsto tutto, avvertì Grallon in tempo e gli intimò di fuggire. Il re, preso dal panico, salì a cavallo e, mentre le onde inghiottivano la città, vide Dahut che lo implorava di salvarla. La fanciulla si aggrappò al padre, salendo in groppa al suo cavallo, ma l’animale, appesantito dalle colpe che Dahut portava in sè, non riusciva più a muoversi. Corentin allora gridò: «Getta via i tuoi peccati, re Grallon, o sarai perduto con lei!» Ma il sovrano esitava, incapace di abbandonare la propria figlia.
Allora il santo toccò Dahut con il suo pastorale e la fanciulla cadde nelle acque furiose. Solo allora il cavallo balzò in avanti, portando in salvo il re. Dietro di loro, Ys sprofondava nelle profondità dell’oceano, per non riemergere mai più.
Da allora, la leggenda vive nelle acque della Bretagna, un ammonimento contro il peccato e l’arroganza. La città di Ys non è solo un racconto di magia e rovina: è un simbolo, una lezione tramandata nei secoli. Ci ricorda che nessuna bellezza, nessuna meraviglia, per quanto straordinaria, può sfidare impunemente le forze della natura e della fede.
Camminando lungo le scogliere della baia di Douarnenez, respirando l’aria salmastra e lasciandosi avvolgere dall’atmosfera celtica, si può in certo qual modo ancora sentire la presenza di Ys. È come se il mare stesso custodisse il suo segreto, sussurrando ai cuori attenti la sua storia.
E forse, in quelle giornate di calma assoluta, quando il vento tace e il sole illumina l’oceano, non sono solo leggende quelle che affiorano dal fondale. Forse Ys vive ancora, intrappolata tra mito e realtà, un ricordo eterno che il mare si rifiuta di lasciar andare.