Nel corso della storia, la natura vasta e imprevedibile del mare ha affascinato i marinai e la gente di mare, dando origine a un ricco patrimonio di superstizioni marinare al fine di scongiurare le sciagure, scacciare la malasorte, attirando la fortuna. Dalle prime civiltà marinare fino ad arrivare all’era moderna, queste credenze e rituali si sono intrecciati nel tessuto della cultura marittima, fornendo ai marinai un senso di sicurezza e protezione di fronte al potente oceano.
In questo articolo ci addentreremo nell’affascinante mondo delle superstizioni marinare, esplorando alcune delle credenze più intriganti e bizzarre che hanno resistito al passare del tempo.
La maledizione dell’albatros
Una delle superstizioni più durature del folklore marittimo è la maledizione associata all’uccisione di un albatros. Si ritiene che l’albatro incarni le anime dei marinai perduti e si dice che ucciderlo invochi l’ira degli spiriti. Ancora oggi, molti marinai considerano l’uccisione di un albatro come un cattivo presagio, potenzialmente in grado di maledire il viaggio con tempeste e cattiva sorte.
Lo sfortunato numero “Tredici”
La paura del numero 13 si estende oltre la terraferma, giungendo fino al mondo marittimo. Molti marinai considerano sfortunato salpare di venerdì, soprattutto se cade il tredicesimo giorno del mese. Si ritiene che la combinazione del venerdì e del numero tredici porti sfortuna, causando incidenti e disavventure in mare. Le navi possono omettere il numero 13 dalle cabine, dai ponti o dalle scialuppe di salvataggio e alcune saltano persino il tredicesimo gradino di una scala per non sfidare la sorte.
Fischiare a bordo
Alcune credenze popolari suggeriscono che fischiare a bordo di una nave possa evocare il vento o innescare tempeste. Poiché i marinai sono da sempre dipendenti dal vento per la loro navigazione, alterare il “potere” del vento attraverso il “fischio” potrebbe essere considerato una presunzione che potrebbe portare a conseguenze indesiderate.
Cambiare nome alla barca
Anticamente si riteneva che ciascuna barca avesse un’anima o uno spirito proprio. Era credenza comune che suddetta barca reagisse negativamente al cambiamento di nome, portando a eventi avversi come guasti, incidenti o persino naufragi. Inoltre, le barche spesso portano con sé una lunga storia e una reputazione che si sviluppa nel corso degli anni. Cambiarle il nome vuol dire cancellare la sua storia passata e la connessione con le gesta e le avventure precedenti. Questo è considerato tuttora una vera e propria mancanza di rispetto verso la barca stessa e la sua storia.
Niente donne a bordo
Le origini di questa superstizione possono essere collegate a una combinazione di fattori storici e culturali. Durante gran parte della storia marittima, la navigazione era un’attività prevalentemente maschile. Le navi, in generale, erano spesso considerate ambienti ruvidi e pericolosi, e si pensava che la presenza di donne a bordo potesse distrarre l’equipaggio o portare disarmonia tra i marinai. Inoltre, c’era la convinzione che le donne portassero una sorta di energia negativa o sfortuna quando erano presenti su una barca.
(Tuttavia, è importante sottolineare che queste idee sono basate su stereotipi di genere e non hanno alcun fondamento reale. Nel corso del tempo, le donne hanno dimostrato di essere altrettanto capaci e competenti, al pari dei loro colleghi uomini, in molte aree della navigazione e dell’industria marittima).
Il colore verde
Il verde è il colore predominante della vegetazione, che comprende alghe marine e altre piante che possono crescere sulla carena delle navi. Si credeva che indossare il verde potesse attirare organismi marini indesiderati o che potesse portare problemi legati alla vegetazione che si attaccava allo scafo della nave. Si suppone anche che il verde possa essere legato all’asso di picche nel mazzo di carte, rappresentato per l’appunto da una figura di colore verde scuro. Questa carta è spesso associata alla morte o al simbolismo negativo in molte culture. Di conseguenza, il colore verde potrebbe essere stato considerato di cattivo auspicio a bordo di una barca.
Monete d’argento sotto l’albero della barca
È credenza comune pensare che le monete d’argento abbiano poteri protettivi e portino fortuna a bordo di una barca. Mettere le monete sotto l’albero, quindi, può essere considerata un’azione al fine di proteggere l’imbarcazione, l’equipaggio e i viaggi futuri dalla sfortuna e dagli eventi negativi.
Questo gesto è inoltre un atto di gratitudine verso il mare o l’oceano. Le persone che dipendono dal mare per il loro sostentamento potrebbero esprimere la loro gratitudine attraverso questa tradizione, sperando di mantenere un legame positivo con l’elemento marino.
Dai il benvenuto ai delfini
La presenza dei delfini può essere segno di acque calme e sicure, senza ostacoli o pericoli nascosti. Si dice che essi seguano i percorsi in cui si sentono maggiormente al sicuro. Pertanto, la loro presenza rassicura gli equipaggi facendoli ben sperare in condizioni marine favorevoli.
Sebbene molte di queste superstizioni siano state messe in discussione dalla scienza moderna e dalla tecnologia di navigazione, esse continuano a persistere nella cultura marittima, aggiungendo un tocco di misticismo e fascino al mondo del mare. Che siano considerate come semplice folklore o seguite con fede incrollabile, queste superstizioni ci ricordano il desiderio umano di cercare conforto e significato di fronte alle potenti e imprevedibili forze della natura.
Conoscete altre leggende sui mostri marini? Se si, scrivetecelo nei commenti!
Buongiorno a tutti, sono un Marinaio della Sez. A.N.M.I. di Bologna. Voglio ricordare un’antica usanza appresa da un vecchio pescatore di Amalfi, mia città d’adozione: ad ogni uscita in mare per un viaggio lungo che avrebbe portato la ciurma lontana da casa almeno un Marinaio deve gettare in acqua una moneta (non importa il valore inteinseco) appena preso il largo per avere la protezione del Mare. Ancora oggi che ho 71 anni ripeto questo rituale ad ogni uscita in mare.
Che bello, grazie per aver condiviso con noi questa usanza!
Quando si cambia nome ad una barca si deve scrivere il vecchio nome all’interno dello scafo sotto la linea di galleggiamento e incrociare la scia della barca stessa descrivendo un 8 per 8 volte, solo così la barca non si offenderà per avergli cambiato nome.
Questa è fantastica! Anche le barche hanno dei sentimenti!
Gliel’ha detto la barca che non si offende solo se si fa l’8 8 volte?:):)
Non si imbarcano banane a bordo. Anticamente i velieri che trasportavano banane sulla rotta dal Sud America, per evitare che marcissero salpavano con ogni condizione e seguendo sempre la rotta più breve, anche con mare grosso. Molti velieri affondati avevano carichi di banane in stiva, per cui oggi è cattivo presagio portarle a bordo
Peccato, sono così buone!
Riti e usanze di mare e navigazione credo che siano quanto di più antico e più sentito dall’uomo. Antico perché nasce nella culla della civiltà, il Mediterraneo, sentito perché nasce dall’esigenza di inventarsi sicurezza quando si affronta ciò che , da sempre, rappresenta l’incertezza, il viaggio in mare.
vero!
Davvero emblematico dei tempi in cui viviamo che abbiate voluto specificare che la superstizione relativa alla presenza di donne a bordo è “basata su stereotipi di genere e non ha alcun fondamento reale”. Mi sembrava scontato: nessuna superstizione ha fondamento reale: e’, appunto, una superstizione. Ma il fatto che si sia in qualche modo costretti a giustificarsi in queste occasioni ricorda un po’ i tempi in cui si doveva stare attenti a non essere accusati di eresia. Molto triste.
Meglio non abbassare mai la guardia sugli stereotipi di genere, proprio in tempi come questi. Preferiamo ribadirlo, piuttosto che dare adito a pensieri sessisti.